giovedì 30 aprile 2009

Testo unico, le regioni bocciano Sacconi

Il decreto correttivo al testo unico sulla sicurezza sul lavoro elaborato dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi non piace alle Regioni. Tutte, con l'esclusione della Lombardia e dell'Abruzzo, hanno infatti bocciato oggi in sede di Conferenza delle regioni il testo proposto dal governo, esprimendo un parere negativo. Tra le motivazioni addotte ci sarebbe l'invasione delle competenze regionali.

Il presidente della Conferenza, Vasco Errani, ha spiegato che il parere negativo "si concentra principalmente sugli articoli 2 bis e 10 bis del provvedimento". "Il primo – spiega - mette in discussione le competenze delle Regioni e propone un sistema di controlli non credibile". Il secondo articolo è la norma salva-manager che, come denunciato dalla Fiom, scagionerebbe i vertici aziendali da responsabilità dirette in caso di gravi incidenti quando l'evento "sia imputabile" al fatto colposo del preposto, dei progettisti, dei fabbricanti, dei fornitori, degli installatori, del medico competente o del lavoratore. Le regioni hanno bocciato l’articolo, sottolinea sempre Errani, perché “attraverso un eccesso di interpretazione della delega, si costruisce un sistema che, di fatto, mette in discussione responsabilità anche precedenti come nel caso del processo Thyssen che si troverebbe in una difficile situazione".

“Andiamo avanti, ovviamente”, ha detto lo stesso Sacconi al termine dell'incontro con i governatori: “Le Regioni di centrodestra – – ha aggiunto – si esprimeranno in modo diverso, vedrete. Il parere negativo della Conferenza è una posizione più politica che di merito”. Quanto alla definizione del ruolo degli enti bilaterali, Sacconi precisa che “è uno dei punti di maggiore condivisione con le parti sociali”.Infine, sulla 'riscrittura della norma penale' legata alla responsabilità penali in caso di incidenti sul lavoro, il ministro ha specificato che 'quest'aspetto non è competenza delle Regioni', ma ha anche ribadito che, 'al di là del dato formale' su questo punto saranno apportati dei correttivi. "La norma verrà riscritta - ha concluso il titolare del Welfare -, a noi interessa risolvere questo punto perché sia certo il contenuto e le finalità' di questa misura.

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Il decreto correttivo approvato dal Consiglio dei ministri il 27 marzo intacca profondamente la normativa varata dal governo Prodi (il Dlgs 81). Vengono modificati 136 articoli su 306. Gli interventi più sostanziali riguardano il dimezzamento delle sanzioni alle imprese non in regola, l’introduzione (già varata col dl milleproroghe) delle visite preassuntive (vietate dallo Statuto dei lavoratori), la limitazione delle Rsu e del sindacato nella contrattazione delle condizioni di lavoro che hanno ripercussioni sulla salute e sicurezza. Per il momento l’unica marcia indietro del ministro Sacconi è proprio sulla norma salva manager. Il ministro si è impegnato a riscriverla, in seguito alle critiche dei familiari delle vittime della ThyssenKrupp e del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

“Il parere negativo della conferenza delle Regioni conferma che le posizioni espresse da tempo sia dal Pd che dai sindacati erano giuste e non dettate da alcun pregiudizio ideologico”, commenta il senatore del Pd e vicepresidente della commissione parlamentare d'inchiesta sugli incidenti sul lavoro, Paolo Nerozzi: "Adesso ci aspettiamo che il ministro Sacconi corregga il tiro”. In particolare, aggiunge l'ex dirigente della Cgil, “ci aspettiamo non solo lo stralcio della cosiddetta norma salva-manager, su cui anche il presidente Napolitano ha sollecitato un intervento, ma anche un ripensamento sulla norma dello schema del decreto che prevede la possibilità per gli enti bilaterali e le università di rilasciare certificazioni di conformità alle prescrizioni in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro sui modelli organizzativi e gestionali adottati dalle imprese”.

Dello stesso avviso la Fiom, come riferisce il segretario nazionale Giorgio Cremaschi: "È una decisione importante che ci conforta nella mobilitazione che abbiamo messo in campo per impedire che questa norma (la 'salva-manager', ndr) passi. A questo punto, ci attendiamo che il governo faccia effettivamente decadere l’articolo 10 bis, senza riscriverlo o ripresentarlo in versione diversa, come ha invece ipotizzato ripetutamente il ministro del Welfare”.

Stando a un appello lanciato da professori di diritto penale e di altre discipline giuridiche, quella norma “non può essere 'riscritta', ma che va completamente cancellata”. Altrimenti – si legge nell’appello lanciato da Giorgio Marinucci, “si stravolgerebbero i principi consacrati nel codice penale, spogliando i soggetti che rivestono posizioni al vertice dell'impresa del loro indiscusso ruolo di garanti della vita e dell'incolumità fisica dei lavoratori: cesserebbero i loro doveri di controllare le eventuali negligenze dei preposti e dei medici aziendali, e di scegliere con oculatezza e diligenza i soggetti esterni all'azienda”.

Fonte: Rassegna On line

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